realizzata la linea Paradisi, che vede come padre fondatore
Riccardo Paradisi
Nel 2014
Riccardo Paradisi parallelamente alla sua attività nel settore tecnologico dei materiali, disegna e sviluppa un particolare componente in Titanio per un orologio subacqueo, con il fine di rendere strutturalmente più robusto lo strumento e consentire l’utilizzo di cinturini NATO.
Tale componente sarà, poi, declinato in una piccola serie distribuita in tutto il mondo e vedrà come fruitori anche alcuni palombari della marina militare, a conferma della validità del prodotto.
Nel 2015
Paradisi realizza un macchinario in grado di testare la resistenza di orologi e strumenti subacquei fino ad una colonna d’acqua di 4000 metri.
Questi progetti proiettano Paradisi, appena venticinquenne, sempre più nel campo della tecnologia applicata al mondo degli orologi e del design industriale.
Nel 2016
intraprende un progetto ambizioso quanto affascinante, realizzare un orologio “diver” interamente in Italia, eccezion fatta per il movimento svizzero.
L’idea è chiara fin dall’inizio: utilizzare materiali con caratteristiche uniche, come il Titanio grado 5 e l’Acciaio Inox 904L per i componenti meccanici, Zaffiro per il vetro, Alluminio ed Alcantara per la custodia dell’orologio, cuoio pregiato per i cinturini.
L’impermeabilità garantita deve essere pari ad almeno 1000 metri, la ghiera unidirezionale, il movimento meccanico a carica automatica, il quadrante deve offrire una visibilità ottimale in ogni ambiente. E poi, la sfida progettuale più grande: creare un orologio che possa essere utilizzato in immersioni in saturazione in campana senza l’ausilio della valvola per l’elio.
Il design dovrà essere funzione della tecnica.
Tutti i componenti meccanici sono disegnati da Paradisi e realizzati da più aziende presenti sul territorio italiano. La particolarità della realizzazione risiede anche nell’unione di alta tecnologia meccanica insieme all’alto livello di artigianalità nella realizzazione di componenti come quadrante e cinturino e nel processo di satinatura delle casse, lavorazioni, quest’ultime, eseguite tutte manualmente da più artigiani.